OCSE L'OCSE è ottimista riguardo all'economia Svizzera, auspica però alcune riforme

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20.1.2022 - 16:06

Il direttore generale dell'OCSE Mathias Cormann (a sinistra) e il consigliere federale Guy Parmelin in occasione di un incontro la scorsa estate a Berna.
Il direttore generale dell'OCSE Mathias Cormann (a sinistra) e il consigliere federale Guy Parmelin in occasione di un incontro la scorsa estate a Berna.
Keystone

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) è ottimista riguardo all'evoluzione dell'economia svizzera, giudicando che il paese ha superato piuttosto bene la pandemia di Covid. Si potrebbe però sfruttare meglio il potenziale di forza lavoro.

20.1.2022 - 16:06

Nel suo ultimo studio economico dedicato alla Svizzera, l'organizzazione parigina ha nettamente rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per la Svizzera: ormai pronostica un aumento del prodotto interno lordo (PIL) del 3,5% per l'anno appena concluso, a fronte del +2,9% anticipato nelle sue stime di dicembre. Nel 2020 il PIL si era contratto del 2,6% sulla scia del coronavirus. L'OCSE ha per contro lasciato invariate le proiezioni per il 2022 (+3,0%) e abbassato quelle per il 2023 (+1,8% invece di +2,1%).

«L'economia svizzera si è dimostrata molto resiliente durante la pandemia», ha affermato il direttore generale dell'OCSE Mathias Cormann durante una conferenza stampa. A suo dire nel primo semestre 2021 il PIL elvetico è già tornato ai livelli pre-crisi. Ma migliorare il tasso di vaccinazione della popolazione «resta una grande priorità in modo da assicurare una ripresa solida», ha avvertito l'australiano.

Anche l'inflazione dovrebbe restare contenuta: dopo una progressione dello 0,6% nel 2021 il rincaro dovrebbe attestarsi all'1,1% quest'anno prima di scendere allo 0,8% il prossimo.

Da parte sua il ministro dell'economia Guy Parmelin ha sottolineato che le misure adottate dalla Svizzera, soprattutto per quel che riguarda le indennità per lavoro ridotto, hanno comportato «un rallentamento economico meno marcato rispetto ad altri paesi membri dell'OCSE». «Ci rallegra sentire che abbiamo preso le decisioni giuste, ma purtroppo la crisi non è ancora terminata: l'ondata attuale e la nuova variante del virus l'hanno dimostrato chiaramente», ha affermato il consigliere federale.

Il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) ha messo in rilievo che «certi settori ed aziende sono stati molto più toccati dalla crisi che altri». «Ora la sfida – ha aggiunto – consiste nel continuare a sostenere i rami fortemente colpiti e le persone vulnerabili, senza però ritardare i cambiamenti strutturali dell'economia.» Il Consiglio federale ha ad esempio elaborato un programma di rilancio per il turismo ed esteso la promozione dell'innovazione per le piccole e medie imprese.

Rischi sussistono invece soprattutto nel settore finanziario. Per l'OCSE «il carattere appropriato del cuscinetto anticiclico di capitale e le liquidità del sistema finanziario svizzero hanno contribuito alla stabilità», tuttavia «diversi singoli istituti rischiano di vedere i loro fondi propri esaurirsi in caso di shock negativo». Gli esperti parigini temono che «insolvenze e correzioni di mercato potrebbero concretizzarsi (...) una volta soppressi i massicci aiuti statali, in Svizzera e all'estero». Quanto al mercato immobiliare residenziale, gli squilibri continuano ad aumentare.

L'OCSE formula anche una serie di raccomandazioni, in particolare per quanto concerne il mercato del lavoro: integrare maggiormente le donne e i lavoratori più anziani «darebbe ancora più slancio alla ripresa economica e aumenterebbe la produttività». Nel concreto l'organizzazione consiglia alla Svizzera di adeguare l'età pensionabile ordinaria in base all'aumento dell'aspettativa di vita, di rafforzare gli incentivi fiscali all'occupazione e di migliorare l'accesso ai servizi di custodia extrafamiliare dei figli.

Tra gli altri problemi l'organizzazione menziona il divario salariale «considerevole» tra uomini e donne «che rischia di ampliarsi ulteriormente» e il maggiore rischio di disoccupazione di lunga durata per i lavoratori di 55 anni e più. Un punto importante è anche la previdenza vecchiaia: secondo l'OCSE «serve urgentemente una profonda riforma».

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