Studio Avenir Suisse «Non serve alcuna politica industriale in Svizzera»

hm, ats

8.10.2021 - 10:01

Altolà al protezionismo e alle misure di sostegno statali.
Altolà al protezionismo e alle misure di sostegno statali.
Keystone

Anche in tempi di Covid la Svizzera non ha assolutamente bisogno di una politica industriale: lo sostiene uno studio di Avenir Suisse, secondo cui i cambiamenti strutturali in atto nel settore non sono da frenare, bensì da favorire, di modo da rafforzarne i vantaggi.

8.10.2021 - 10:01

Da tempo viene agitato lo spetto di una deindustrializzazione strisciante, affermano gli autori della ricerca del laboratorio d'idee di matrice liberale. La crisi del multilateralismo e la pandemia rafforzano le paure e alimentano le richieste di sostegno alle attività locali e di un ritorno in patria delle fabbriche un tempo delocalizzate.

Ma i timori sono infondati. «L'analisi non lascia adito a dubbi: l'industria svizzera sta bene e ha superato con successo gli shock», affermano gli esperti. Certo l'importanza del settore industriale per la piazza economica elvetica non è più quella degli anni Settanta. Uno sguardo all'ultimo quarto di secolo evidenzia comunque un quadro stabile e positivo: il numero di impieghi si conferma pressoché invariato a quota 730'000, mentre il valore aggiunto registra un netto incremento e le esportazioni sono raddoppiate. Emerge la tendenza a specializzarsi su un limitato gruppo di comparti: su dieci franchi generati dall'industria nel 2019, quattro – il doppio rispetto al 1997 – andavano ascritti a due rami, il farmaceutico e il segmento orologiero ed elettronico.

Secondo lo studio la Svizzera non si sta de-industrializzando. Al contrario, si sta terziarizzando, anche nell'industria stessa: le aziende puntano infatti sulla digitalizzazione. La stessa differenza economica fra i due grandi settori dell'economia sta perdendo importanza. Si tratta di tendenze che la pandemia potrebbe ulteriormente accentuare.

Sempre stando agli autori della ricerca né l'idea di un'autosufficienza autarchica, né le misure statali di sostegno sono efficaci per preservare artificialmente posti di lavoro che stanno comunque scomparendo. Il compito dello stato è piuttosto quello di creare condizioni favorevoli: eventuali misure dovrebbero essere applicata per il bene dell'intera economia e non concentrarsi su settori specifici.

Occorre quindi evitare quello che Avenir Suisse chiama «il pericoloso richiamo del nazionalismo industriale», che si traduce in protezionismo e distorsioni della concorrenza. Invece di fare la cosa sbagliata, si può avere il coraggio di rimanere inattivi: un tale approccio non sarebbe solo nell'interesse dell'industria, ma anche dell'intera economia svizzera, a partire dai lavoratori e dai consumatori, si dice convinto l'organismo.

La pubblicazione di 61 pagine passa in rassegna l'evoluzione del settore industriale nei suoi vari segmenti e nelle realtà regionali. Il Ticino è citato quattro volte, tutte in relazione all'importanza dei lavoratori frontalieri. I Grigioni sono menzionati solo una volta, in un accenno a una loro certa diversificazione delle attività industriali.

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