Aiuti statali per Swiss Steel Gli industriali lucernesi non vogliono sussidi: «Aggravano i problemi»

hm, ats

13.12.2024 - 11:00

Swiss Steel deve fare i conti con la difficile situazione economica europea.
Swiss Steel deve fare i conti con la difficile situazione economica europea.
Keystone

La Camera dell'industria e del commercio della Svizzera Centrale (IHZ nella sua sigla tedesca) si oppone ad aiuti statali per Swiss Steel, gruppo siderurgico con sede a Emmenbrücke (LU) che al momento, come altre realtà del ramo, si trova in profonde difficoltà.

Keystone-SDA, hm, ats

«Nonostante la difficile situazione di mercato e la minaccia di tagli ai posti di lavoro, l'IHZ non vede nei finanziamenti statali una soluzione sostenibile», si legge in un comunicato diffuso oggi. «È invece favorevole a dare all'azienda la possibilità di riorientarsi in modo indipendente».

Le sovvenzioni – che si tratti di pagamenti diretti, esenzioni dalle tasse, prestiti agevolati o garanzie – «sono economicamente inefficienti», argomenta l'associazione. «Nel dibattito attuale, si sta facendo troppo poco per esaminare i benefici effettivi di tali sussidi. Il mercato internazionale dell'acciaio soffre già di una sovraccapacità causata dagli aiuti di altri paesi. Un ulteriore sostegno statale continuerebbe ad aumentare artificialmente l'offerta senza incrementare la domanda: questo non farebbe che aggravare i problemi».

Anche dal punto di vista ecologico la sovrapproduzione alimentata da sussidi è discutibile, pure laddove l'attività è relativamente rispettosa dell'ambiente come nel caso di Swiss Steel, afferma IHZ, che rappresenta 700 imprese dei cantoni di Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo e Nidvaldo. «È significativo che Swiss Steel stia cancellando posti di lavoro anche in siti sovvenzionati all'estero. E pure l'azienda tedesca ThyssenKrupp sta pianificando massicci tagli occupazionali nella sua divisione acciaio».

«L'IHZ è favorevole a dare a Swiss Steel l'opportunità di un riorientamento indipendente e necessario: ciò include anche dolorosi adeguamenti del personale», si legge nella nota. «Ci rammarichiamo per la situazione dei dipendenti colpiti dai licenziamenti, ma disponiamo degli ammortizzatori sociali adeguati. Inoltre il tasso di disoccupazione è attualmente basso e l'industria metallurgica della Svizzera centrale è alla disperata ricerca di manodopera qualificata. Grazie alla produzione ecologica di acciaio speciale di alta qualità lo stabilimento di Emmenbrücke sarà in grado di affermarsi sul mercato non appena l'economia si riprenderà».

Martedì il Consiglio nazionale, durante l'esame della modifica della legge sull'approvvigionamento elettrico, aveva approvato un sostegno per il settore siderurgico: le aziende saranno saranno esentate per quattro anni da una parte dei costi per l'utilizzo della rete energetica. Il Consiglio degli Stati deve ancora decidere sul tema.

Swiss Steel aveva già reagito in modo tiepido a tale provvedimento, apprezzando l'impegno del parlamento, ma sottolineando nel contempo che il sostegno statale fornisce un sollievo ritenuto solo puntuale, che non rappresenta una soluzione sostenibile a quelle che vengono definite le sfide fondamentali del settore. Il gruppo aveva annunciato il mese scorso la soppressione di 800 posti di lavoro a livello globale: negli stabilimenti lucernesi, dove sono attive 750 persone, saranno tagliati 130 impieghi, di cui 80 facendo ricorso a licenziamenti.