Al potere da quasi un quarto di secolo Putin si insedia per la quinta volta al Cremlino, mentre Minsk si esercita con le armi nucleari

SDA

7.5.2024 - 20:30

Putin giura
Putin giura
KEYSTONE

Già al potere da quasi un quarto di secolo, Vladimir Putin si è insediato per la quinta volta al Cremlino, promettendo ai russi la «vittoria» dopo questo «periodo difficile» e assicurando all'Occidente di essere pronto a dialogare se dall'altra parte ci sarà un cambio di politica.

7.5.2024 - 20:30

E l'UE non ha risposto compatta all'appello di Bruxelles di disertare la cerimonia del giuramento, con sei Paesi – tra cui la Francia – che hanno deciso di far presenziare i loro ambasciatori, nonostante le relazioni particolarmente tese tra Parigi e Mosca dopo l'ipotesi ventilata da Emmanuel Macron di inviare truppe occidentali in Ucraina.

Il quinto mandato da presidente di Putin – a cui si aggiunge uno da primo ministro tra il 2008 e il 2012 – è cominciato quando ha prestato giuramento sulla Costituzione nel salone Andreyevsky del Cremlino davanti a quasi 2600 invitati. Tra loro anche orfani di soldati caduti.

Proprio ai militari impegnati nel conflitto in Ucraina il presidente ha rivolto le prime parole del suo breve discorso: «Mi inchino – ha detto – ai nostri soldati che partecipano all'operazione militare speciale».

Un'operazione in cui secondo Putin Mosca sta resistendo al tentativo della Nato di infliggere una sconfitta strategica alla Russia a compimento di un processo pluridecennale.

«Ma non rifiutiamo il dialogo con gli Stati occidentali – ha affermato -. La scelta spetta a loro. Vogliono continuare a cercare di limitare lo sviluppo della Russia, continuare la politica di aggressione, pressione sul nostro Paese che non è cessata da anni, o guardare ad una via per la cooperazione e la pace?».

Un crescendo di tensioni tra la Russia e l'Occidente

Le parole del capo del Cremlino – che con il nuovo mandato di sei anni si avvia a diventare il leader russo più longevo, superando Stalin – giungono dopo un crescendo di tensioni con l'Occidente, in coincidenza con le difficoltà sempre più drammatiche delle truppe ucraine sul terreno.

Ieri i vertici militari di Mosca avevano annunciato esercitazioni per l'impiego di armi nucleari tattiche ai confini ucraini e oggi anche quelli bielorussi hanno fatto sapere di avere avviato ispezioni per verificare il grado di prontezza dei sistemi di lancio delle testate nucleari tattiche fornite dalla Russia, in particolare sui missili Iskander e sui bombardieri Su-25.

Ma il presidente Alexander Lukashenko ha sottolineato che tali armi servirebbero solo a scopo di difesa. «Nessuno le userà a scopo offensivo», ha assicurato il leader bielorusso, annunciando che ne parlerà con Putin in un incontro domani a Mosca, dove si recherà per partecipare alla parata della vittoria contro il nazifascismo sulla Piazza Rossa, in programma giovedì.

Mosca pronta a usare anche la «deterrenza nucleare»

Mosca ha avvertito di essere comunque pronta a usare anche la «deterrenza nucleare» per «garantire la protezione della propria sovranità», rispondendo alle dichiarazioni di Macron sul possibile invio di truppe in Ucraina e all'avallo dato dal ministro degli Esteri britannico David Cameron all'uso da parte di Kiev dei missili forniti da Londra per colpire in profondità il territorio russo.

Mosca aveva anche affermato che l'eventuale rappresaglia potrebbe prendere di mira obiettivi militari britannici «dentro l'Ucraina e oltre».

Concetti che sono stati chiariti agli ambasciatori francese e britannico, convocati al ministero degli Esteri. Ma quello di Parigi ha comunque accolto l'invito di Putin a presenziare al giuramento – insieme a quelli di Ungheria, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro – nonostante l'appello dell'alto rappresentante della Politica estera della Ue, Josep Borrell, a disertare la cerimonia.

Il problema non si è posto per l'ambasciatrice americana, Lynne Tracy, attualmente assente dalla Russia per un viaggio preannunciato tempo fa al ministero degli Esteri.

L'Italia non ha preso parte alla cerimonia

Chi aveva detto chiaramente che non avrebbe preso parte alla cerimonia era stata l'Italia, attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che oggi ha lanciato una serie di segnali diretti a placare gli allarmi degli ultimi giorni.

«Non siamo sull'orlo di una guerra», ha affermato il capo della Farnesina, e soprattutto «non siamo in guerra con la Russia e siamo contrari ad inviare militari a combattere contro i russi».

Quanto alle parole di Macron sull'intervento in Ucraina, Tajani ha detto che bisognerebbe chiedere «a lui che cosa vuole fare». Ma il ministro degli Esteri ha fatto anche riferimento indiretto alle parole di Cameron. «Tutto il materiale militare» che l'Italia invia a Kiev, ha messo in chiaro Tajani, «è destinato ad essere usato solo dentro il territorio dell'Ucraina».

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