Vent'anni fa Perché la gente ricorda l'ultima partita di Roberto Baggio? 

bfi

19.5.2024

Roberto Baggio
Roberto Baggio
KEYSTONE

San Siro si alzò in piedi per salutare, commosso, l'uscita di scena del numero 10 del Brescia, tale Roberto Baggio. Successe vent'anni fa. Un fenomeno, quello del Divin Codino, che non smette di affascinare. Perché?

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19.5.2024

Era una domenica di 20 anni fa quando nel tempio di San Siro Roberto Baggio giocò la sua ultima partita. Il pubblico di fede rossonera gli tributò un lungo applauso, molti si commossero, tanti capirono che era la fine di un'epoca.

Cesare Cremonini, noto cantautore italiano, poco dopo scrisse «Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica». Frase ripresa anche dal presidente della FIFA Gianni Infantino per ricordare l'anniversario.

Intervistato dal «Giornale di Brescia», proprio il Divin Codino ha così ricordato quel momento: «Ricordo ancora molto bene quella mia ultima domenica sul campo, davanti al meraviglioso pubblico di San Siro: 80'000 persone tutte in piedi per regalarmi un applauso che mai potrò dimenticare e che porto nel cuore come un prezioso ricordo pieno di gratitudine e di riconoscenza: in quel momento, compresi che qualcosa di buono avevo fatto anche io».

L'ex numero 10 è un giocatore che ha vinto poco rispetto ad altri grandi del calcio internazionale: 2 scudetti, una Coppa Italia e una Coppa UEFA.

Nel 1999 si è classificato quarto nel sondaggio internet FIFA Player of the Century ed è stato scelto nel Dream Team della Coppa del Mondo FIFA nel 2002. Nel 1993 è stato nominato FIFA World Player of the Year e ha vinto il Pallone d'Oro. Con l'Italia ha giocato 'solo' 56 partite, segnando ben 27 gol, è il quarto marcatore della sua nazionale, insieme ad Alessandro Del Piero.

Ai Mondiali del 1994 ha portato l'Italia in finale segnando cinque gol, e nonostante sia stato il mattatore del torneo, ha sbagliato il rigore decisivo in quella maledetta finale a Pasadena.

È a oggi l'unico italiano ad aver segnato in tre Coppe del Mondo - nove reti in totale, record in coabitazione con Paolo Rossi e Christian Vieri. Nel 2002 è diventato il primo giocatore italiano, dopo oltre 50 anni, a segnare più di 300 gol in carriera.

Ha giocato per sette diversi club italiani durante la sua carriera: Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia.

Ma Baggio trascende i numeri. Nessuno festeggia o ricorda l'ultima partita giocata da grandissimi che hanno vinto molto più di lui.

Per spiegare il fenomeno ci si potrebbe aggrappare al fatto che nel 1994, annientò la concorrenza nella classifica per il premio del Pallone d'Oro, lasciandosi alle spalle, lontani anni luce, degli autentici fuoriclasse come l'olandese Dennis Bergkamp, il francese Eric Cantona e il bulgaro Hristo Stoichkov.

Ma il Divin Codino è andato oltre il calcio: un raro esempio di bellezza universale prestata al pallone, di poesia scritta su un lunghissimo foglio d'erba, un modello di calciatore-uomo da smerciare nelle scuole, capace di fiorire in un contesto viziato dall'ego, dalle manie e dalle storpiature del troppo successo.

«Tutti i sogni hanno un prezzo. I rigori li sbaglia solamente chi ha il coraggio di tirarli. Credo che anche i sogni siano nelle mani di chi ha il coraggio di sognare ed è disposto ad assumersi responsabilità e difficoltà pur di inseguirli e realizzarli», aveva detto una volta l'ex calciatore.

Ma forse, ciò che lo ha davvero reso speciale, è racchiuso in quella frase detta dal padre, e ripresa dal film «Baggio, il Divin Codino»: «Sono orgoglioso di te, perché vedo che la gente ti vuole bene».