Dopo 2 anni di negoziati Via libera alla direttiva europea contro la violenza sulle donne

SDA

7.5.2024 - 21:41

Immagine d'illustrazione
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La marcia dell'Unione Europea per dotarsi di una legge comune contro la violenza sulle donne e quella domestica arriva al traguardo. Dopo due anni di negoziati, il Consiglio Ue ha dato il via libera definitivo all'unanimità (assente il rappresentante della Danimarca) alla nuova direttiva che contiene misure per prevenire la violenza di genere e stabilisce standard europei per la protezione delle vittime.

7.5.2024 - 21:41

Un passo avanti nella lotta per i diritti delle donne, con un muro europeo contro i matrimoni forzati o la mutilazione genitale femminile, che però dopo grandi polemiche e levate di scudi, in particolare da parte delle associazioni femministe, alla fine non contiene la definizione di stupro come reato europeo.

Durante i negoziati è infatti mancato il consenso degli stati membri per definire in tutta l'Unione lo stupro come «rapporto sessuale non consenziente», come invece veniva indicato nel testo originariamente proposto dalla Commissione.

Sul tema l'esecutivo comunitario potrebbe ora ritornare con una prossima raccomandazione pensata «per prevenire e combattere efficacemente la violenza di genere» e «integrare il testo della direttiva», da quanto filtrato.

L'esecutivo comunitario sta già lavorando al provvedimento, che come noto non è però vincolante per gli Stati membri, e dovrebbe vararlo secondo l'agenda provvisoria del collegio dei commissari il 19 giugno, appena dopo il voto europeo dunque.

Ecco cosa impone la direttiva approvata

La direttiva approvata, intanto, oltre a delineare una serie di misure antiviolenza impone a tutti i Paesi dell'Ue di considerare reati la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato e la violenza informatica, come la condivisione non consensuale di immagini intime. Stando al testo, questi reati saranno puniti con pene detentive che vanno da un minimo di uno a cinque anni.

Il nuovo testo giuridico europeo indica anche un'ampia lista di circostanze aggravanti, come il fatto di aver commesso il reato contro un bambino, un ex coniuge o partner o un rappresentante pubblico, un giornalista o un difensore dei diritti umani, che comportano pene più severe.

Per proteggere la privacy della vittime e prevenire la vittimizzazione ripetuta, gli Stati membri dovranno inoltre garantire che le prove relative alla condotta sessuale passata della vittima siano ammesse nel procedimento penale solo se pertinenti e necessarie.

«Si tratta di un momento fondamentale per il rafforzamento dei diritti delle donne. La vera uguaglianza avverrà solo quando le donne potranno vivere senza il timore di subire molestie, aggressioni violente o danni fisici. Questa legge è un passo importante per far sì che ciò accada», ha commentato Marie-Colline Leroy, segretario di Stato belga per l'uguaglianza di genere e presidente di turno della riunione.

Dopo il via libera finale del Consiglio, gli Stati membri avranno ora tre anni di tempo per recepire la direttiva nel diritto nazionale.

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