Le confessioni del ct della Nati Murat Yakin, una vita in salita: «In Turchia dormivo in macchina»

bfi

7.5.2024

Murat Yakin si concede apertamente al talk-show di blue Sport «Heimspiel».
Murat Yakin si concede apertamente al talk-show di blue Sport «Heimspiel».
KEYSTONE

Murat Yakin è cresciuto in condizioni modeste. Al suo arrivo in Svizzera, la famiglia dipendeva dall'assistenza sociale. A blue Sport ha parlato della sua vita fuori dai campi di calcio.

bfi

7.5.2024

Hai fretta? blue News riassume per te

  • Murat Yakin è stato ospite del programma di approfondimento calcistico di blue Sport «Heimspiel».
  • L'allenatore della nazionale ha parlato della sua infanzia, che è stata «irta di ostacoli».
  • Si è assunto delle responsabilità fin da piccolo: a 12 anni fu lui a dover presentare la richiesta all'ufficio di assistenza sociale.

Murat Yakin è una personalità forte. Una persona che si è assunta le proprie responsabilità già da bambino. «È stata (un'infanzia ndr.) irta di ostacoli», ricorda nel programma di blue Sport «Heimspiel».

L'allenatore della Nati è nato nel 1974 in una famiglia turca. La mamma Emine si trasferì per prima in Svizzera, seguita dai sei figli avuti dal primo matrimonio. Tutti cresciuti in un piccolo appartamento a Basilea.

A 12 anni era già l'uomo di casa

Il piccolo Murat divenne presto il capo della casa. «Dovevo occuparmi della casa e delle entrate». Aveva tra gli undici e i dodici anni quando dovette assumere il ruolo di interprete e richiedere da solo le prestazioni sociali alle autorità cantonali.

Tra i suoi compiti c'era anche quello di partecipare alle serate dei genitori del fratello Hakan, più giovane di due anni e mezzo. Poi c'era il calcio, luogo di divertimento e spensieratezza, vissuto comunque con serietà.

I primi salari servirono per ripagare le prestazioni sociali ricevute dalla famiglia

All'età di 17 anni infatti, firmò il suo primo contratto da professionista. Fu sua madre a mettere la firma. «Aveva ricevuto l'elemosina», dice Yakin, aggiungendo con un sorriso: «Aveva capito la parola ‹elemosina›». Il denaro che gli versava il Grasshoppers finiva però subito nelle casse dell'ufficio cantonale - per ripagare i crediti ricevuti.

2003: Murat Yakin (sinistra) posa con mamma Emine e il fratello Hakan. 
2003: Murat Yakin (sinistra) posa con mamma Emine e il fratello Hakan. 
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Il trasferimento in Turchia tra terremoti, notti in auto e divieti

Dopo cinque anni trascorsi in Super League si trasferì all'estero. Fu lo Stoccarda a bussare alla sua porta. Un anno dopo però, approdò al Fenerbahce, uno dei grandi club del Paese d'origine della sua famiglia. 

I terremoti segnarono questa fase della sua vita. «Vivevo in un grattacielo al 23° piano», racconta. «Si formavano delle crepe nei muri». Il giovane decise allora dunque di scambiare le quattro mura per le quattro ruote - della sua automobile. «Ho dormito in auto per quasi una settimana».

L'esperienza in Turchia passò anche per il divieto imposto dal club di lasciare il Paese, in seguito a grossi disordini con i tifosi dopo una sconfitta patita in Europa League. Di conseguenza, tutti i giocatori dovettero consegnare i loro passaporti.

Ma la famiglia si trovava a Basilea, e lui, conosceva bene le sue responsabilità nei confronti della mamma e dei fratelli.

L'intrepido difensore aggirò il problema: «Non sapevano che avessi un altro documento. Così sono partito con la carta d'identità».

Il consiglio molto utile della mamma

Emine Yakin è morta lo scorso mese di novembre: per il 49enne si è trattato di una perdita molto dolorosa, ma su tutti, un consiglio di sua madre gli è stato utile nella vita « Mi diceva: “Devi distinguere tra i buoni e i cattivi"».

Perché c'è una grande differenza tra loro: «I cattivi vogliono sempre rosicchiare i buoni e io ho sempre saputo che dovevo circondarmi di persone buone».

L'intervista integrale con Murat Yakin (in tedesco)

Murat Yakin – der Nationaltrainer ganz privat

Murat Yakin – der Nationaltrainer ganz privat

Murat Yakin, in einfachen Verhältnissen aufgewachsen, wurde früh Profifussballer. Als Nationaltrainer zeichnen ihn Jovialität und Strenge aus. Mit Stefan Eggli, Gürkan Sermeter und Andreas Böni spricht er über Familie, Freunde und seinen Aufstieg.

30.04.2024